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Soia: si o no?

Autore mabi 20/01/2015 0 Commenti Articoli,

Veniamo subito al punto:

1. libero consumo di semi di soia (integrali)
2. moderare l'uso di preparati fermentati come miso, tempeh, natto, shoyu, tamari e ancora più moderato di tofu e yogurt
3. eliminare tutti i derivati dalla soia come latti, dessert, cotolette e tutti gli estrusi come bocconcini e spezzatini vari

 

Vediamo perchè...

La soia è il legume maggiormente coltivato al mondo, con sementi ogm e con l'uso di concimi, additivi e pesticidi chimici. Pertanto, la primissima scelta da adottare relativamente al suo consumo è quella di scegliere esclusivamente soia NON-OGM e meglio ancora certificata biologica e italiana.

I fagioli o meglio i semi di soia integrali contengono un'ampia gamma di nutrienti e in particolare: selenio, rame, manganese, potassio, fosforo, magnesio, calcio, acido folico, vitamina B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B6 e K. La soia pertanto è un ottimo alimento se consumato nella sua forma integrale, sono invece da limitare i suoi derivati che sempre più negli anni hanno trovato ampio spazio sugli scaffali dei supermercati.

I derivati di soia non fermentati contengono un elevato contenuto di proteine ma allo stesso tempo risultano esserne una fonte povera in quanto altre proteine in essi contenuti fungono da inibitori bloccando di fatto l'azione di alcuni enzimi, come la tripsina, fondamentali per la riduzione delle proteine a polipeptidi più piccoli o in singoli aminoacidi, processo essenziale affinchè possano essere assimiliati dall'intestino. Per questo motivo un consumo eccessivo di derivati dalla soia, può creare carenze croniche nell'assorbimento degli aminoacidi.
La soia inoltre contiene fitati, sostanze che legandosi ai minerali ne riducono l'assorbimento. In particolare l'acido fitico sottrae all'organismo zinco, ferro e in minore quantità calcio e magnesio. I metodi per ridurre la quantità di fitati sono l'ammollo e la fermentazione. Per questo motivo i prodotti di soia trasformati dall'industria alimentare, non andrebbero consumati, in quanto sicuramente non hanno subito il giusto processo di abbattimento dei fitati.

Un elemento sfavorevole dei derivati di soia è il massiccio contenuto di isoflavoni (fitoestrogeni), ovvero composti di origine vegetale che possono attivare i recettori degli estrogeni nell'organismo interferendo con la normale funzione degli ormoni nel corpo. La presenza di isoflavoni non sarebbe dannosa se consumassimo solo la soia integrale, ma il problema si presenta quando introduciamo nel nostro organismo i derivati in quanto sono dei “concentrati” di tali sostanze. Sarebbe difficile introdurre una dose eccessiva di isoflavoni nutrendoci di soia integrale, non lo è invece con i prodotti derivati.
Le ricerche dimostrano come già soli 30mg di isoflavoni al giorno risultano essere nocivi al nostro organismo e possono:
- indurre squilibri del ciclo mestruale come mestruazioni in ritardo e prolungate, già con solo due bicchieri di latte di soia al giorno!! (fonte)
- aumentare il rischio di cancro al seno (fonte) nelle donne in età avanzata
- interferire sulle funzioni ormonali negli uomini riducendo la produzione di sperma (fonte)
- inficiare le funzioni della tiroide causandone l'ingrossamento e malattie autoimmuni. 
Per meglio farsi un'idea del contenuto di isoflavoni nella soia integrale, nei suoi derivati e in altri alimenti vi rimandiamo a questo link dell'USDA Dipartimento dell'Agricoltura Americano. 

Un altro aspetto da considerare nell'impiego dei derivati di soia è l'elevata quantità di acidi grassi per lo più Omega 6. Troppi Omega 6 nell'alimentazione possono causare infiammazioni e altri problemi di salute. Pertanto è decisamente meglio evitare il consumo di olio di soia, la cui estrazione tra l'altro comporta l'impiego di solventi chimici, e di tutti quegli alimenti confezionati ed industriali che lo contengono. 

Detto questo risulta quindi chiaro che consumare i derivati della soia può fare più male che bene. Il problema si è creato quando un po' con il dilagare delle intolleranze al lattosio, un po' per moda, ma soprattutto per ignoranza, in occidente abbiamo iniziato a sostituire ogni genere di prodotto con i derivati di soia: latte di soia, burro di soia, panna di soia, dessert di ogni tipo a base di soia, tofu, spezzatini ecco che ad ogni pasto non si fa che consumare lo stesso prodotto che tra l'altro è stato lavorato industrialmente, privato della sua integrità nonchè della sua combinazione di nutrienti, uno utile all'assorbimento dell'altro. Non un affare dunque per la nostra salute! 

Cosa fare dunque? Prima di tutto evitare i derivati! Sono prodotti dell'industria alimentare ricavati per lo più mediante l'uso di solventi chimici che non solo non aggiungono nulla ma anzi privano di vitalità l'alimento. Un cibo per essere vitale, assimilabile e assolvere alla sua primaria funzione e cioè nutrire, non deve subire trattamenti così radicali e questo vale per tutti i cibi. Ma tornando alla soia possiamo dire che l'unica concessione riguarda i prodotti a base di soia fermentata come ad esempio il miso e il tempeh in cui il livello di fitati e di inibitori della tripsina che interferiscono con enzimi e amminoacidi è ridotto proprio grazie al processo di fermentazione. 

Chi proprio non vuole rinunciare alle bevande, yogurt, condimenti per richiamare un po' i gusti della tradizione casearia, può alternare i derivati della soia con altri come ad esempio i derivati del riso, del kamut, delle mandorle. 

Campo libero invece al consumo previo ammollo e possibilmente germogliazione dei semi di soia nella loro forma integrale. 

Una nota particolare va dedicata alla lecitina di soia (non ogm, ma meglio ancora se da agricoltura biologica) che è un'ottima fonte di grassi monoinsaturi utili per lavorare in profondità sul nutrimento dell'organismo, supportando sani livelli di colesterolo e trigliceridi, sulla salute del sistema cardiovascolare, cerebrale e nervoso. Il suo impiego in cucina è molto versatile, ideale per aggiungere cremosità a pasta, risotti e zuppe ed è un ottimo sostituto del formaggio in ogni piatto caldo e freddo.

 

 

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